domenica 23 maggio 2010

“Paola Piero is death, but i love you.”

Ci rendiamo conto...siamo poco presenti e ci scusiamo per questo...condominio chiede forte forte Sorry...............


Avete voglia di dare una sbirciata al nuovo racconto?? Speriamo di sììììì.


“Paola Piero is death, but i love you.”

E’ il suo segreto, questa forma di terapia.
Alle cinque, quando ha finito, non vede l’ora di tornare a casa, di togliersi le scarpe e di mettersi in poltrona.
Di solito ha un giornale e una bibita già pronti sul tavolino perché a Paola piace coccolarlo.
Lui beve, legge, si riposa, poi va a fumare una sigaretta sul balcone e aspetta.
Verso le sei e mezzo spunta il gatto sul terrazzo di fronte.
E’ un persiano bianco, di quelli di razza.
Si guarda intorno, poi con un salto raggiunge il cornicione più in basso e fa quella cosa.

[fine incipit]

Quando ero giovane una vita così non l'averei mai pensata, mi ricordo mia madre, i suoi occhi preoccupati quando mi guardava, quell'adolescente scarno con i capelli rossi troppo lunghi chiusi in quel taglio alla Beatles.

Vent'anni prima l'aria di quel Paese non profumava allo stesso modo. L'aria non profumava, ma ardeva come me di rabbia.

Io me ne stavo con Piero il mio vicino della 5th Avenue ad assaporare quel dolce gusto di vendetta. I nostri eroi dinoccolati spinti da idee, proponevano rivoluzioni fra un sorso di birra ed un altro.

Io che non avevo nulla da perdere ci ho creduto a quella rivoluzione di ossa scarne e bombe costruite in casa.



Vent'anni prima eravamo sei fratelli, la terza cucciolata, ero il pelo di mia madre e gli occhi arancio di mio padre, ricercavo il calore dei capezzoli materni con il naso, annaspavo tra i miei consanguinei per una goccia di dolce e prezioso latte.

Non avevo ancora visto del tutto la luce umida dell'agosto irlandese, fiutavo però il verde delle colline al di fuori dal nostro casolare e il belare monotono e seriale degli ovini.

Il tempo non lo percepivo, solo luci ed ombre. Sgambettavo, tentennavo, su questi stivaletti di pelo, non capivo ancora come retrarre i miei “artigli da latte”. Ero tranquillo, il mio infantile apprendimento era sereno, al contrario del cielo di questa mia malinconica patria: la cara Irlanda.

Un essere diverso da noi, che si spostava su sole due zampe, con una voce tranquilla e dolce mi nominava Sherka.

Mi ricordo tutto di quel dannato martedì agosto1969.

Mi ricordo tutto di quel dannato martedì agosto 1969.

L'aroma iniziò lentamente a svanire. Faceva caldo, il cielo era grigio e basso, opprimente. Il mare era tormentato da un vento caldo, quasi insolito.

Il sudore madido non risparmiava né me né Piero McGiven (il mio amico italo-irandese) era la rabbia che ci scuoteva e ci spingeva a quel gesto così consueto e cosi terribile quindici minuti di polvere e zolfo: quindici minuti per la nostra Irlanda.

Noi, lo zolfo, la banca e quindici minuti. La gente entrava in cravatta distesa non sospettando nulla, le vecchie in fila per la pensione e noi conoscevamo tutti i volti con le stesse facce e la stessa storia.

Uno, due... la valigia è dentro PIERO la stinge con la mano e trema. La deve mettere in un angolo prima della linea gialla.

Le cose tuttavia, prendono sempre risvolti assai imprevedibili, come appunto quel giorno, quando stavamo portando l'ordigno nella sua posizione, con adrenalinici movimenti e un occhio di riguardo per il tempo che tic-tac era scandito da un rudimentale timer casalingo.



Era un martedì d'agosto del 1969.

I miei fratelli uno alla volta sparivano....senza fare ritorno e non avevamo più loro notizie. Noi rimasti fantasticavamo su ciò che a loro potesse essere accaduto, tuttavia non ero turbato e mai avrei pensato che la mia vita potesse subire mutamenti, sarebbe rimasta bucolicamente la stessa. Ma mi sbagliavo.

Prelevato da quella “dolce voce”, messo in uno spazio angusto e ristretto, senza via d'uscita. Non camminavo, ma mi sentivo andare lontano e svaniva l'odore materno...l'odore della mia casa natale.

Poi vidi di nuovo tutto...niente pecore, niente fratelli, solo esseri diversi da me, veloci, indaffarati e impegnati e senza voci dolci.

Stai buono Sherka” si rivolgeva una voce a me, quando preso dall'agitazione provavo a fuggire.

Sta buono, andiamo in banca e poi a casa”

Ero angosciato e ansioso, disorientato e privo delle mie sicurezze. Mix emotivi pericolosi per il mio cuore felino.

Quindiciminuti.

per godermi lo spettacolo in prima fila, per un film tanto atteso.

Non vedo più il cielo e sono in un posto nuovo e strano....molti mi osservano incuriositi e facendomi una smorfia....”Miau” esterno il mio dolore.

Chi muove la gabbia ha parlato di banca e casa. Spaesato.

Dieciminuti.

Piero “Come on let's go.”

Da sopra il giornale che fingevo di leggere vidi due guardie avvicinarsi a Piero. Non mi turbava troppo perché avevamo un piano anche per questo. Piero mantenne il sangue freddo.

Otto-minuti... Paola ci aspetta per pranzo. Piccoli frammenti fremono come libellule portatrici di malaria.

Sei minuti...osservo la signora che attende di riscuotere la pensione nella mano destra tiene una gabbia con un gatto.

Cinque minuti... ancora.

Quattro... esco in giacca e cravatta mi sento bello e fiero.

Due... la grande esposione si avvicina “Where fucking is Piero ?“

Fissavo le lancette e le vedevo muoversi in fretta, Piero ancora lì, con le due guardie che parlava, io che lo conoscevo lo vedevo in difficoltà e muoversi nervosamente.



Incrocio per un secondo due occhi azzurri e rabbiosi che scompaiono a tratti, preparazione in attesa di un agguato alla preda.

Miau”.

Il mio pensiero è per mia madre e i miei fratelli. Mi dimeno.

Miau”.

Qualche cosa sta di nuovo succedendo, la mia prigione senza zampe mi fa nuovamente muovere verso un destino che non prevedo ormai più. Mi accartoccio in un angolo buio, soffio.

Maiu”.

Nessuno è turbato quanto me. Metto gli artigli in evidenza, mi preparo ad un attacco.

Miau”.

Sta buono Sherka”.

Non so che significhi buono, mi dimeno di nuovo.

Miau”.

L'aria puzza.



UNO.

Trema tutto. Fibrilla sento lo zolfo le urla e il sangue. Odore di un vento caldo e opprimente mia cara Irlanda. Mio malgrado sento gli occhi e le labbra umide piango. Tutto è cemento e polvere e io non distinguo la realtà dall'illusione. Sono i detriti che cadono e la polvere come un forte vento

e cado spezzato in due dal crollo che io stesso ho causato.

Una scheggia mi colpisce, vetro. Pian piano cerco fra i detriti Piero. Piero non è più Piero, ma un corpo fra i molti senza vita. Non è altro che un manichino di dolore. Sono solo io il mio assassino. Sono io la mia Irlanda . Qualcosa si muove è un gatto che lecca. L'unico vivo fra morti.



Miauuuuuuuuu”

Non vedo più nulla.

Mi sento il pelo pesante, sono oprresso, ma sono libero. Non c'è più una porta e per muovermi devo usare le zampe.

Tutti si sono messi distesi, nessuno è più irto su due zampe e c'è un gran silenzio.

Miau”

Non so chi chiamare, ma la mia voce esce, il mio canto di dolore.

Mi avvicino ad uno di quegli esseri annusando la morte per la prima volta.



Io e lui e basta, raccolgo le sue soffici zampe il pelo bianco è macchiato di sangue. Sembriamo usciti da un film di Romero, scappare da Paola l'unica risposta,l'unico rifugio.

Eccomi qua nella 5th Avenue, le case con i mattoni grigi mi accolgono come se nulla fosse accaduto, io e il gatto siamo parte del paesaggio. Piero è morto ma nessuno lo sa.

Paola mi apre la porta, la mia camicia bianca è sangue. Paola Piero è perito.

Paola Piero is death, but i love you.”

I miei occhi si sciolgono fra le sue braccia. Le ho detto una cosa che pensavo da sette anni. Con il sangue sulle guancia il rossore svanisce, la mia timidezza svanisce. Ci abbandoniamo ai nostri istinti facciamo l'amore dolce e selvaggio. Dopo una lunga e dolce nottata abbracciati la paura mi prende e fuggo per l'America.



Paola, capelli corvini e curve mediterranee non tradiva la sua origine.

Mi fece ritornare al mio bianco splendore.

Al chiaro di luna spesso il suo volto era increspato da acqua salata che sgorgava dai suoi grandi occhi, aveva perso il fratello e il suo amore, tutto per un martedì, che poteva essere uno qualunque, ma era un agosto del 1969, tutto per una verde isola: cara Irlanda.

Mi nutriva, mi parlava spesso e mi teneva sulle ginocchia lisciandomi il pelo con le sue lunghe dita.

Poi un giorno “occhi gelidi” alias Tomàs, varcò di nuovo la soglia. I capelli corti e rossicci,nessuna iniezione di rabbia nelle sue vene, il suo sangue si era placato.

Paola era una dura scogliera, forgiata dal dolore, solo affetto, misconosceva l'amore, era dolce, ma solitaria. Lui era tornato, per rimanere.

Alle cinque, quando ha finito, non vede l’ora di tornare a casa, di togliersi le scarpe e di mettersi in poltrona.
Di solito ha un giornale e una bibita già pronti sul tavolino perché a Paola piace coccolarlo.

Lui beve, legge, si riposa, poi va a fumare una sigaretta sul balcone e aspetta.

Io spunto, sul terrazzo di fronte, perché non riusciamo a stare vicini dopo quel martedì maledetto.

Con un salto raggiungo il cornicione più basso e al solito, dopo aver soddisfatto il mio narcisistico bisogno di lisciarmi il pelo con la mia ruvida lingua, mi siedo sulle zampe posteriori.

Lo fisso negli occhi.

Miau”.

Il mio inno per l'Irlanda e i suoi caduti.

Tutta questione di equilibrio.

Poi salto di nuovo sul balcone e gioco con Piero, il frutto di quell'amore fugace.

Piero, il figlio dell'Irlanda.



Per questo racconto il condominio ringrazia tanto tanto Disnene.....il minimo direi...un grasias.








Ah....mi raccomando...passate di qui....incontro prima delle vacanze...http://contrast0.blogspot.com/

20 commenti:

  1. Bravissime! Ha proprio un bel ritmo:)

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  2. Che bel linguaggio, ci sono un sacco di sinonimi e parole che suonano così bene! Questo è talento!
    Un bacio grande e scusate se sono poco presente, vi penso spesso!^^

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  3. Io adoro il vostro modo di scrivere!
    Mi mancate un pò , però...
    Spero di leggervi prestissimo!!!!

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  4. Io sì che avevo voglia di leggere il racconto!
    Anche questo è bellissimo.. ^^
    È strano come un giorno, un attimo, un qualcosa di non calcolato, possa cambiare così radicalmente la vita delle persone (in questo caso anche del gatto, Sherka)..
    L’Irlanda.. un Paese profondamente segnato dal suo passato, dalla Storia, dal dolore. Ci sono stata un paio di volte: è veramente stupenda, con tutto quel verde così brillante! Eppure, forse per il colore quasi sempre cupo del cielo, forse per le rovine che si intravedono in mezzo a quelle distese di verde.. mi sembrava quasi di percepire quel lato “triste”, oscuro, pesante.. ma per il resto è, come ho già detto, veramente stupenda..
    Complimenti ancora.. :)

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  5. i vostri racconti sono sempre bellissimi!!!
    complimenti! aspetto il prossimo!!

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  6. bellissimo questo racconto.. mi sembrava di essere lì, negli occhi del gatto.. o sulla spalla di tomas.. ad assistere alla scena..
    complimenti :)

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  7. quello che mi colpisce ogni volta dei vostri racconti è l'atmosfera che si crea attorno alle vostre storie, sembra sempre che i personaggi non abbiano passato, futuro e, spesso, sembrano vivere il presente come in un sogno sfumato...
    questa è la mia impressione... siete davvero brave:)
    Alice*

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  8. Ciao!! Cavoli mi spiace che l'incontro sia stato annullato!! Avevo voglia di vederti per parlare un pò di scrittura & Co!!

    Questo racconto dovrei leggerlo con più attenzione per lasciarti un commento sensato, comunque è interessante il doppio punto di vista che hai scelto umano-felino.
    Per il resto il contesto del conflitto irlandese per l'indipendenza lo trovo buono, ci vuole sempre una cornice spazio-temporale, la riuscita di una storia dipende in gran parte dalla costruzione di questa direi... Poi ovviamente ci sono mille mille modi per farla, anche in negazione...

    "Sembriamo usciti da un film di Romero"

    XD

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  9. Per esempio io ho avuto una sensazione diversa da quella di Alice*** i personaggi per me si definivano con un passato e un futuro, insomma non mi sembrava qualcosa di astratto, ed è giusto che sia così, l'onirismo gratuito rischia di essere poco pregnante.

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  10. Il film "Il vento che accarezza l'erba" racconta della guerra anglo-irlandese per l'indipendenza, è molto bello.

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  11. Grazie x aver commentato Alice...uhm...quanti anni hai :)??
    kissese kiky :):)

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  12. Eccome se avevo voglia di leggere un vostro racconto...
    Anche se sono stata costretta a farlo un po' tardi...
    Ma non vi smentite mai...
    I vostri racconti non si leggono, si vivono proprio...
    Avete avuto un grande, immenso pensiero, per un paese bagnato da tanto sangue come l'Irlanda...
    Mi piacerebbe andarci un giorno...
    Un grande, affettuoso abbraccio a tutto il condominio...
    Dony

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  13. Ciao cara E.,
    anche io sono davvero poco presente sul blog, in questo periodo sento di voler dedicare il mio tempo ad altro ma ogni tanto riesco a postare ed è sempre bello trovare un tuo commento.
    Non ho ancora letto questo tuo ultimo racconto, ora sono passata solo a salutare, ma lo metto assolutamente tra le cose da fare perchè ricordo ancora bene quanto sei brava a scrivere!
    A prestissimo, un abbraccione!! =)

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  14. Passo in ritardissimo scusami..
    Per me è molto difficile commentare i tuoi racconti.. Li leggo sempre tutti d'un fiato, ma ogni parola che mi viene poi in mente mi sembra troppo banale, troppo scontata, troppo superflua.. mi immergo nelle tue parole come se fossero una vasca d'acqua che cambia temperatura di continuo e all'improvviso.. dal ghiaccio al bollore. Ecco.. questa è la sensazione che mi danno i tuoi racconti..
    Mi è dispiaciuto troppo che l'incontro sia stato annullato.. il giorno del post di contra avevo appena saputo che potevo esserci.. spero che a settembre ci sia l'opportunità..

    Un abbraccione..

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  15. Tu e il condominio non siete mai banali, e so che forse nessun' altra qui dentro, piu' di te E., mi puo' capire...
    Nel vostro abbraccio ci sto piu' che volentieri, contraccambiando con tutto il mio affetto...
    Dony

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  16. ehi.. questa domenica è passata senza il tuo racconto.. cosa è successo? troppo impegnata?
    ti saluto :)

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  17. Che brava che sei,comunque...
    E non scusarti se sei poco presente...
    Tanto sappiamo,almeno,io so che ci sei-siete sempre!

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  18. Grazie mille ragazze:) A saperlo non mi sarei sbattuto per documentarmi sui veleni. Lo avrei chiesto a voi;) Dovreste aprire una rubrica apposta!

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  19. Hey!Buon sabato! Ho una domanda che mi frulla nella testa da parecchi giorni, ma come mai parli al plurale (noi...invece di io) xD xD??
    kisses kiky

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