mercoledì 2 giugno 2010

PARADISI GRIGI


Si...siamo ritardatari ed incostanti in questo condominio....
ci assentiamo e torniamo.

Vorrei essere solo un po'...meglio.


Vi lascio in compagnia del racconto derivante dall'incipit 6.... vi posso anche annunciare che nn è stato considerato UAUAUAUAUAuAUA...bè spero che vi piaccia, in ogni caso ci aggradano anche le critiche.
PARADISI GRIGI

Mi dico che è il momento giusto e devo sbrigarmi.Certo, sarebbe più facile se ci fosse un foglio di carta:prenderei la penna e le parole non rimarrebbero incastrate in una vena del cervello o nella gola;scenderebbero fino alla mano, sporcherebbero il foglio, ci resterebbero attaccatecon tutto quello che si portano dietro. E’ il potere della pagina bianca, credo. Ti risucchia e ti libera: è la tua possibilità di buttarti da un’altra parte.
“Allora?” mi chiede il mio editore, accendendosi una sigaretta.


[fine incipit]

Ho le mani gelide e abbraccio con stalattitiche lunghe dita meine rote Tasse Kaffee, annegando il mio sguardo color stagno nella marrone brodaglia.Maledizione,” impreco a denti stretti “ho dimenticato il taccuino...” me lo immagino là, boccheggiante, sopra l'acquario pieno di pesci, forse troppi.Tengo ancora tra le pagine il biglietto da visita della casa editrice, lo avevo trovato in uno dei libri usati che, una domenica, avevo acquistato al mercatino di Mauerpark. Il logo mi affascinò subito, mi spronai a terminare la prima bozza e chiamare quel numero a cui, secondo il logoro rettangolino, avrebbe risposto Axel. Sorrido, totalmente assente, ho trascorso le ultime serate a bere malinconia con i ricordi come unici compagni di sbronze.

Axel si alza in silenzio, si dirige alla finestra e aspira la sua dose di veleno “sono sempre troppo comprensivo con lei” e mentre pensa ciò si volta in cerca della sua figura fluttuante, espirando il fumo lentamente. La prima volta che la vidi entrò trafelata, in vestiti troppo larghi per lei, io ero immerso nel mio design berlinese, lei che attendeva un mio “Ja” o “Nein”, era un Alice spaventata, ma battezzata Anja. Mi piaceva il suo stile poco europeo, lei di fronte a me, in carne ed ossa, era precisamente come me l'ero immaginata leggendola, sfuggente e fluida, con tratti bidimensionali.

L’ufficio è spigoloso e geometrico, alla parete spicca “La madonna” di Munch, una delle poche immagini che lo abbiano fatto innamorare, un mix di verginale eccitazione, ampie vetrate lo affacciano su Berlino, Berlin che cambia in una costante kafkiana metamorfosi. Aleggia uno smog, quello della sua nicotinica passione, che ha ingiallito le copie di manoscritti accatastate in pile ordinate a formare un labirintico sentiero verso il suo trono. Squilla il telefono che mi riporta alla realtà, emergo annaspando dai suoi occhi e apro la bocca per prendere un profondo respiro, afferro la cornetta:

JA, Axel” .

La segretaria mi annuncia un cambio di programma, riunione annullata.

Meglio così” penso.“Hai dimenticato il taccuino, quindi?”

Ehm sì” risponde Anja abbassando lo sguardo.

Un flashback la catapulta all'indietro, con le mani sporche di Vinavil per fare quelle piccole palline appiccicose, la prof. che le chiede di tradurre un brano di Tacito e Anja che risponde di aver dimenticato il quaderno a casa....

Era incostante, avrebbe potuto fare di più, ma qualche ombra ogni tanto le passava vicino e la rapiva portandola in un luogo in cui io non avevo nessun accesso. Muoveva poco le labbra, i suoi personaggi evadevano dalla sua carceriera materia grigia popolando paesaggi di cartone. Mi avvicino e le porgo tre fogli bianchi, tamburella nervosamente l’indice ed il medio sullo smalto rosso della tazza ormai vuota. Quando fa così, so che ha il bisogno di scrivere. “Deve scrivere meine kleine Massen, la mia piccola folle”penso. Mi avvicino a lei:

““Asciugati, ti esce inchiostro dal naso” , le porgo due fogli.

Sembra sempre che tu mi capisca. Ma....”

Ma?...”

Niente.”

Mi alzo diretta verso la poltrona di pelle nera che sta vicino a quello che un tempo era una felce, niente pollice verde per Axel. Gli volto le spalle.

Anja non ci pensare,” mi ripeto in un monologo interiore ”sono solo cazzate. Cazzate. Siediti ed esplodi.”

Scrivo.

Blu biro, fluido, Axel chiude gli occhi e vede cancellature e curiosità di un “ma”, rimasto su un filo, un equilibrista che soffre di vertigini sospeso su di un immenso vuoto. Guarda la Madonna e sprofonda nella sedia, chiude gli occhi, non deve fissarla, si assopisce. Fuori piove. Dalla vetrata dell'ufficio, al di sopra della testa ciondolante di Axel appisolato, tra i suoi capelli scompigliati, ultime gocce d’inchiostro blu piovono su Berlino, su Alexanderplatz con la sua Lichtarchitektur, sulla cupola blu rosea, Guten Nacht Postamerplatz. Termino di scrivere. Axel dorme e io mi avvicino. Vorrei svegliarlo, no, anzi,vorrei entrare nelle sue vene, essere nella sua corrente circolatoria, con i battiti a mille e sentirmi viva, risucchiata nel suo ventricolo, scivolare fuori dalla sua vena cava superiore, alleggerirmi dall'anidride appiccicosa e arrivargli dritta in testa, fulminea, scossa dalle sue sinapsi per poi cadere esanime, tramortita dai sospiri.

Allungo il braccio per sfiorare il suo profilo, ma mi blocco.

Un monolgo inizia in me:

Anja trattieni il fiato che il frastuono del tuo respiro delay potrebbe assordare, trattieniti e non tossire, voltati, non ci pensare, Anja rimani nella tua prigione. Anja ricordati il dolore, non ti fidare. Anja soffoca. Soffoca. Ingoia carta e produci. Consuma penne, logorati lo stomaco, rimani in catalessi per ore e scrivi, scrivi. Tu sei l'osservatore non il personaggio. L’osservatore.”

Mi volto, devo fuggire da questo paradiso grigio, graues Paradies, seguo il sentiero di bozze e manoscritti per trovare l'uscita.

Esito.

Torno indietro e con la biro blu scrivo su un foglio a chiare lettere “Leccami tutta”.

Poso l'appunto sulla scrivania e questa volta me ne vado sul serio.

C'è l'aria fresca del post-pioggia in strada, prendo le U-bahn, rosso, verde, marrone, mi pento e non mi pento a fermate alterne.

Der Ausgang ist links”, l’uscita è a sinistra e scendo dal mezzo suburbano semi vuoto: stranamente non sono avvolta dalle mie paraffiniche visioni.

Arrivo a casa.

Mi faccio la doccia, mi siedo sul divano con in mano il mio taccuino e lo aspetto.









vivo tra la luna e il sole....

essere solo un po' meglio.

8 commenti:

  1. I vostri racconti sono troppo per loro, mai abbastanza per me;)

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  2. Meglio di cosa, ragazza mia? Tu sei già il meglio del meglio... Forse non te ne accorgi ma, prova a pensarci... Anche solo per quanto sono meravigliose le cose che scrivi... Non credi che questo sia il tuo modo peculiare di essere "meglio"?!... E poi, non c'è mai un bravo se non c'è un meglio... Quindi, forse, più che essere migliori, bisognerebbe cercare solo di essere contente di quello che siamo... perchè va davvero bene così...

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  3. mi resta difficile commentarvi perchè, davvero, finirei solo per dire banalità o cose già dette. Avete davvero talento, almeno dal mio punto di vista, perchè non proponete i vostri scritti a qulcun'altro oltre a Blusubianco? se non l'avete già fatto, fateci un pensiero almeno...
    un abbraccio^^

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  4. grazie a voi ragazze:) vorrei riuscire a trovare le parole adatte x spiegare le sensazioni che mi trasmettono i vostri racconti, li trovo davvero belli...
    capisco il giusto desiderio di migliorare il vostro "stile" prima di tentare altre strade ecc... però mandare a più concorsi i vostri racconti può aiutare. Se ci pensate, continuare a mandarli solo a blusubianco può essere limitante. Alla fine dietro a questi contest ci sono semplici persone (preparate x carità) ma pur sempre persone con i propri personali gusti. Mandarli anche ad altri può aprire delle porte a nuove prospettive e a nuove sfide. Scusate se vi rompo un pò le scatole insistendoxD però mi sto man mano appassinado sempre di + a quello che scrivete, quindi stasera voglio essere petulantexD... poi alla fine vedete voi però mi sentivo di dirvelo^^
    un abbraccione!!

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  5. Belli!! :) il racconto e la canzone...
    Non desistete. In fondo i giudici più spietati siamo sempre noi stessi, no? Quindi peggio non ci può mai andare :D

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  6. certo che lo so che hai postato il racconto.. l'ho già letto da un po'.. :)
    solo ultimamente ci metto sempre un sacco a scrivere quello che vorrei dire e, quando finalmente ci riesco, il computer si disconnette.. uff..
    come al solito scrivi benissimo, solo che.. questa volta la fine mi ha lasciata un po' così.. avrei voluto andasse avanti, spiegasse meglio.. ma dopotutto deve essere breve, quindi non si può..
    io a scrivere ci metto sempre un sacco di tempo.. scrivo, leggo, cancello e riscrivo.. non la finisco mai.. non capisco come riesci a farlo in così poco tempo! complimenti!
    aspetto il prossimo :)

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  7. Continuo a rimanere incantata dal lessico, è incredibile, ogni singola parola ha un suo significato, istante dopo istante, sembra di essere lì con i personaggi....
    Straordinarie sia in questo che in quelli precedenti, non vedo l'ora di leggerne degli altri!^^
    Un abbraccio grandissimo!

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  8. voi non avete solo qualche speranza, siete davvero brave U.U
    E il tempo mi darà ragione!!
    Buttatevi perchè chissà quante persone hanno chiuso in un cassetto i propri scritti perchè hanno desistito dopo un pò di tempo. Baata vedere quante persone hanno avuto un successo postumo...
    un abbraccio GRANDE.
    Alice*

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