domenica 25 luglio 2010

_DARK INSIDE_

Come fare a dosare l'indosabile?
Come fare ad udire suoni in abissali silenzi?
Che rumore fà il silenzio quando cade per terra e si rompe in milioni di piccoli frammenti?


Se l'anima si lacera qualche cosa può restituire uno splendore ed un'apparenza meno logora?
E' tutto tra il post-punk e la nobiltà settecentesca?

Quanto ingombrano i pensieri?
A che servono i pensieri?
E' davvero così grigio il tempo, anche se splende il sole?


_Dark inside_

Perchè si ha voglia del niente e del tutto e non si riesce a dare un nome, un aggettivo, una qualche cosa al niente e al tutto?
Perchè torturarsi è ormai diventata un'abitudine?
Perchè la quotidianità non sorprende quasi mai?

_Dark inside_

Di che colore sono?
Che sensazioni provo?
Dove vivo?
Sto vivendo?
Perchè scrivo?
Perchè respiro ritmicamente?
Perchè tutto scorre senza che nessun pensiero possa frenare le cascate emotive più o meno impetuose che fanno tuffare il cuore in laghi adrenalinici?


_Dark inside_


Perchè sto facendo unpost pieno di perchè?

Vorremo solo ingabbiare i perchè, lasciarli ammanettati ad un guardrail e andarcene in vacanza.


NO MUSIC
NO PICTURES

ONLY EMPTY
ONLY DARK

martedì 20 luglio 2010

STAR POWER


E' tempo di aggiornare..............

Siamo anatomicamente rapite dall'anatomia.
Scriviamo anche questo post in prosa, non abbiamo avuto tempo ed ispirazione per scrivere un nuovo racconto, nuove storie, parole e parole.
Qui il tempo scorre e noi con lui....ci facciamo trascinare, in questa corrente di secondi, minuti ed ore, senza pensare troppo per non lacrimare.
A volte si arriva alla fine di un libro, uno di quelli che ti incolla a se stesso, nel quale ci vivi davvero, dove incontri peronaggi e vivi sulla tua pelle, nel tuo mondo cerebrale emozioni più reali del reale...poi...inevitabilmente arrivi all'ultima pagina, con la gioia e l'amarezza che solo la parola

FINE


può produrre.

FINE, APPRODO, BUONO, CADUTA, CHIUSA, CIMA, CODA, COMPIMENTO, COMPLETAMENTO, CONCLUSIONE, DIPARTENZA, DIPARTITA, EPILOGO, ESAURIMENTO, ESTREMITà, FINALE, FINALITà, CAPO, CHIUSURA, CESSAZIONE, DIMESSA, DECESSO, DECLINO, SCOMPARSA, DISEGNO, FONDO, MALORA, MORTE, OGGETTO, SCOPO, TOMBA, TRAMONTO, PROPOSITO ARRIVO, AUTUNNO, META, TRAGUARDO, PIANO, ASPIRAZIONE, MIRA, OBIETTIVO, CROLLO, ROVINA, DISTRUZIONE, TERMINE, PROGETTO, RISULTATO, ESITO, RIUSCITA, ESPLETAMENTO, DISSOLUZIONE, INTNDIMENTO, EFFETTO [....]










"Spinning dreams with angel wings
torn blue jeans a foolish grin
burning down in the night
so cool so right
star power star power star power over me
she knows how to make love to me
she knows how to make love
close my eyes and think of you
everything turns black to blue
star power star power star power over me

burning down in the night
supercool it's alright
she knows how to make love to me
she knows how to make love
close my mind when i think of you
everything turns black to blue
star power star power star power over me
"

martedì 13 luglio 2010

O___Premio___O

Ebbene...iO e ALice volevamo ringraziare tantissimissimo chi ha deciso di assegnare questo premio...




Nel "regolamento", per accettare questo premio, è scritto che si devono indicare 15 blog ritenuti meritevoli del "trofeo"
...bè noi non ci riusciamo.
Ci abbiamo riflettuto a lungo..ahimè..non riusciamo a selezionare, non tanto perchè abbiamo timore di turbare la sensibilità di qualchuno, ma perchè ci sono diversi blog che in maniera differente e personale portano importanti testimonianze, contengono racconti interessanti in stili altrettanto interessanti...insomma..ma come si fà....??????????????????????????
Questo fà parte propriamente del carattere condominiale

..INDECISIONE...

(SupeContra....qualche cosa ne sai vero?)....

L'assemblea condominiale non è riuscita ad avere nessun responso unanime....spiacenti, troppo litigiosi e d'altronde nessuno riusciva a smentire le teorie dell'altro perciò...non sappiamo se il nostro premio possa essere comunque "ritirato"....
se così fosse...bè già ha uno spazio nel nostro ampio salone....
in caso contrario...bè...grazie davvero alle persone che ce l'hanno assegnato.....eh..donzelle speciali ^____^.


IO e Alice ci facciamo due passi tra i blog....mhà che strano scrivere in "prosa" UAUAUAUAUA.


Un abbraccione da no__Oi

mercoledì 7 luglio 2010

SenzatitOlo

Qualcosa detta e noi abbiamo scritto...


Ho lo stomaco vuoto.

Seguo con le dita le gocce di pioggia sul vetro, non metto a fuoco il paesaggio là fuori, solo le gocce, solo il vetro, diaframma 3,5f.

Scivoliamo solamente come esseri fluidi, come gocce contro i vetri delle nostre esistenza.

Mi piace sentire i pesci che nuotano nelle mie vene, seguono il flusso, arrivano alle foci dei capillari, alcuni a branchi si dirigono verso gli alveoli, altri vogliono ristagnare nei miei ventricoli, i più deliranti invece raggiungono il mare grigio, schivano come fossero coralli le mie sinapsi e poi, scossi dall’elettricità, si lanciano a capofitto giù per la cascata vertebrale.

E’ una di quelle idee-aborto pensare di annegare dei pesci?

Ho desideri fetali.

Vorrei riprovare quel piacere di crearmi lentamente in un posto caldo e sicuro, utero, oh utero….

Il mio olfatto ancora sottosviluppato non ha memorizzato l’odore delle viscere di mia madre, nove mesi e nessun ricordo conscio, vellutata e morbida la cervice e il collo della mia uterina visione.

Lascio sdraiarsi l’inconscio sulle rive dello Stige, in attesa di un Caronte, che sembra più un clown che un essere mitologico:

- Traghettami nell’Ade, ti pagherò con un obolo, però prima, togliti quel sorrisetto del cazzo dalla faccia.

Emergono boccheggianti da queste acque infernali, con un volto cianotico, i retaggi di una cultura classica.

Mi sta lacerando in sottili fettine la noia morale Nessun principio è rimasto radicato nella mia pesante anima, lassativi per disidratarla e raggi ustionanti, la voglio vuota, la voglio senza princIpi né prIncipi.

Ora mi diverto ad assumere le lastre per accertarmi della mia esistenza.

Nelle mie fiabe le strutture neuroepiteliali che si appoggiano sul dorso molliccio, freddo e umido di un ROSPO generano solo fenomeni allucinatori, diventi consapevole di ogni minima cavità del tuo corpo, senti la corsa precipitosa dei globuli e il fiatone dei neurotrasmettitori che diretti al centro del vomito vogliono svuotarti, voglio saliva su un rospo blu.

Ho bisogno di toccare la realtà, mi accascio sul pavimento gelido e verdognolo di questo bagno.

Non controllo nessuno stimolo, il calore e il bagnato lasciano tracce non solo nelle mutandine, sono ancora in vita e mi disidrato lentamente.

Sono, un’ombra, una sensazione piacevole o tagliente, sono la macchia di sangue della verginità che ha tinto le lenzuola bianche nella calura di un’estate ormai troppo lontana.

Mi nutro di occhi che non riesco a guardare mai per un tempo troppo lungo, temo di essere scoperta e rimanere nuda, verme in un Eden suburbano, un serpente, una mela, Eva ed un esilio.

Racconta qualche cosa alla mia colonna, raccontala con le dita, con l’indice, lentamente e scandendo bene ogni parola.

Vorrei sussurrartelo piano, ma non oso chiedertelo:

  • Vuoi vedere le mie interiora?

Le guardo da sola, che spettacolo, sollecita la mia commozione salata

La codardia può essere il tuo miglior pregio se tu sei me.

Provo dei brividi a pensare a quei segni rossi sul mio liscio sedere di neonato e alla urla nel espirare la prima volta l’ossigeno, poi borotalco.

Tendo all’infinito.

Ceniamo con una serie di proverbi e frasi, citazioni e suoni, quelli che non significano nulla e che ti porti dentro, non puoi ignorare il nonsenso di ciò, quindi semiotica, semantica, sinonimi, contrari, dai, forza, arrampicati su questa superficie liscia e daglielo tu un significato, dammi un senso.

Girati e conta fino a centotré, io mi nascondo dietro le mie parole e mi rannicchio sotto i silenzi, se vuoi, poi…… cercami, sezionami per un istante con il tuo bisturi.

Insegnami il tuo niente che io ti insegno il mio.

[potrebbe essere finito]



Sempre iO e Alice




giovedì 1 luglio 2010

Polvere Nera


POLVERE NERA.

Sono sdraiata per terra e sento il terreno umido a contatto con la mia pelle bianca.

Con i suoi passi nervosi una formica conta le vertebre della mia rachide, trentatré, trentaquattro, dentro un midollo di ricordi scorre fino al polo Nord del mio essere.

Dica trentatré, espiri. Dica trentatré, inspiri”.

Ho un’atonia che mi impedisce di rialzarmi, sono stordita dal dolore lancinante che mi trapassa e non odo nessun suono, dopo il frastuono solo fischi e nulla ed un sole, o forse due, tristi, pallidi, infilati in un cappotto di grigie nubi, per difendersi dall’aria che pizzica: è ottobre.

E’ stato un temporale di polvere nera, deflagrazioni supersoniche, un lampo e un tuono.

La mia guancia è fango, gli occhi incrostati sono volti ad annusare le impronte di stivali pesanti e morte.

Vedo il passato, vedo un 29 gennaio gelido, ma mai come lo sarebbe stato nello scoprire il tuo volto bluastro, il tuo corpo inerme e la tua espressione rilassata.

Me la sono presa con il nemico, con le armi, con la guerra, con dio, con me stessa, con la morte e con te, perché mi hai lasciato qui, sola, senza salutarmi, senza darmi un bacio, senza una carezza, senza sussurrarmi all’orecchio con la tua voce calma e rassicurante “Addio, mon amour”.

Sei partito per sempre da solo, senza valigie e senza di me.

Non so se sono svenuta, se sono tornata davvero indietro nel tempo, sento le tue dita lunghe che mi accarezzano il ventre e le tue labbra calde che mi disegnano aureole sulla fronte, galleggio fluidamente nel tuo sguardo, forse era allora che la morte per la prima volta ci aveva osservati invidiosa.

Non c’è un giudeo in croce, ma c’è filo spinato arrugginito in lontananza e tutto inizia ad appannarsi, come i vetri al calore della stufa...mi manca quel calore.

Una brutta sensazione mi pervade e di riflesso mi accascio da supina sul lato destro del mio corpo, appoggiando le labbra alla fredda e denutrita terra, così intrisa di sangue da essere ormai infeconda.

Lascio defluire l’eccesso di saliva che mi riempie la bocca, sento delle lacrime uscire dagli occhi ad ogni conato e il diaframma contorcendosi crea spasmi, cerco un sinonimo per descrivere a me stessa il dolore, nel frattempo vomito bile.

La mia veste è intrisa della rugiada vermiglia che mi scorre nelle vene, mi permette di vivere, ora fuoriesce copiosa da un foro che pulsa ad ogni pensiero e che interrompe ricordi e respiri, sempre più frequentemente.

Brucia.

I soli si spostano piano in questo mattino di ottobrina agonia, vogliono raggiungere il centro del cielo prima dei dodici rintocchi.

Sento.

Non sento.

Riesco a torcere il braccio e strappare un lembo di camicetta per fasciarmi la spalla ferita, vorrei lasciarmi morire, ma non ci riesco.

Sono stanca sai?

Sono sanca, stremata, sfatta, distrutta.

Sono oppressa da questa situazione surreale, il suono delle campane non scandisce più il tempo: solo la morte.

Sono lunghi ed elettrici i silenzi, è palpabile la tensione e la paura ad ogni temporale di zolfo.

Chi sarà il prossimo?

Mi hanno ammaestrata a pregare con le mani giunte e le ginocchia a terra, ad invocare la pietà dei santi, della Vergine Maria e del Cristo in Croce, nessun Dio ci salverà, nessun Dio riuscirà a ristabilire l’umanità di noialtri esseri inumani, è solo la speranze quella che anima le mani nodose delle vecchie inginocchiate a snocciolare grani di rosari, non certo la fede, chi ha più fede?

E’ solo abitudine e speranza.

Vorrei gridare ora mentre con i denti stringo il brandello di stoffa bianca attorno ala ferita pulsante, rimane soffocata la voce, ho ancora una voce?

Vomito.

L’acido mi brucia la gola, mi distrae per piccoli attimi, poi la vita si offusca di nuovo.

Sto iniziando a camminare verso di te, lo sento, perché ho freddo, perché sono in un bagno di sangue, sudore e lacrime.

Morirò qui, sotto i castagni che si tolgono la loro veste ingiallita al suono del vento autunnale.

Non esiste una rivoluzione fatta solo a parole.

Serve sangue, serve azione, serve polvere nera, serve il fucile, servono gli sguardi vitrei, servono le fosse piene di corpi, servono lacrime, servono generazioni di orfani e vedove. Serve tutto questo davvero?

Hai perso la vita ancora prima di averne una tua veramente, io ho perso te, poi ho perso me, ti ho sepolto in una cassa lignea.

Non ho versato lacrime, perché era il 29 gennaio, perché era freddo, sotto zero e i miei occhi erano ghiacciati, il mio cuore immobile sotto formalina.

Da quanto sono sdraiata qui? Non lo so.

La luce aumenta, ma nonostante ciò scorgo spazi di mondo sempre più limitati, vago tra passato e presente, immaginando un futuro che non avrò mai.

Mi distrae un'ombra, un suono, passi corrono e mi si avvicinano, non ho la vista limpida, solo sagome sfuocate.

Sagome in divisa.

Suoni ovattati.

Parlano e non capisco.

Sono loro.

Uno si accuccia e mi fissa negli occhi:

-Stirb! Verrater!- E mi sputa in faccia.

Non so che significhi quella frase, nulla di dolce, niente possa consolare un agonizzante, niente che mi faccia sentire meno sola con la morte.

Si alza e imbraccia il fucile.

Punta.

Non ho paura, il mio respiro è tranquillo.

Mira.

Non riesco a distogliere lo sguardo dall'arma lucida e corvina.



Fuoco.








Speriamo vi piaccia questo racconto, grazie comunque a tutti voi che leggete....non ve lo diciamo mai...ma grazie ^___^