giovedì 1 luglio 2010

Polvere Nera


POLVERE NERA.

Sono sdraiata per terra e sento il terreno umido a contatto con la mia pelle bianca.

Con i suoi passi nervosi una formica conta le vertebre della mia rachide, trentatré, trentaquattro, dentro un midollo di ricordi scorre fino al polo Nord del mio essere.

Dica trentatré, espiri. Dica trentatré, inspiri”.

Ho un’atonia che mi impedisce di rialzarmi, sono stordita dal dolore lancinante che mi trapassa e non odo nessun suono, dopo il frastuono solo fischi e nulla ed un sole, o forse due, tristi, pallidi, infilati in un cappotto di grigie nubi, per difendersi dall’aria che pizzica: è ottobre.

E’ stato un temporale di polvere nera, deflagrazioni supersoniche, un lampo e un tuono.

La mia guancia è fango, gli occhi incrostati sono volti ad annusare le impronte di stivali pesanti e morte.

Vedo il passato, vedo un 29 gennaio gelido, ma mai come lo sarebbe stato nello scoprire il tuo volto bluastro, il tuo corpo inerme e la tua espressione rilassata.

Me la sono presa con il nemico, con le armi, con la guerra, con dio, con me stessa, con la morte e con te, perché mi hai lasciato qui, sola, senza salutarmi, senza darmi un bacio, senza una carezza, senza sussurrarmi all’orecchio con la tua voce calma e rassicurante “Addio, mon amour”.

Sei partito per sempre da solo, senza valigie e senza di me.

Non so se sono svenuta, se sono tornata davvero indietro nel tempo, sento le tue dita lunghe che mi accarezzano il ventre e le tue labbra calde che mi disegnano aureole sulla fronte, galleggio fluidamente nel tuo sguardo, forse era allora che la morte per la prima volta ci aveva osservati invidiosa.

Non c’è un giudeo in croce, ma c’è filo spinato arrugginito in lontananza e tutto inizia ad appannarsi, come i vetri al calore della stufa...mi manca quel calore.

Una brutta sensazione mi pervade e di riflesso mi accascio da supina sul lato destro del mio corpo, appoggiando le labbra alla fredda e denutrita terra, così intrisa di sangue da essere ormai infeconda.

Lascio defluire l’eccesso di saliva che mi riempie la bocca, sento delle lacrime uscire dagli occhi ad ogni conato e il diaframma contorcendosi crea spasmi, cerco un sinonimo per descrivere a me stessa il dolore, nel frattempo vomito bile.

La mia veste è intrisa della rugiada vermiglia che mi scorre nelle vene, mi permette di vivere, ora fuoriesce copiosa da un foro che pulsa ad ogni pensiero e che interrompe ricordi e respiri, sempre più frequentemente.

Brucia.

I soli si spostano piano in questo mattino di ottobrina agonia, vogliono raggiungere il centro del cielo prima dei dodici rintocchi.

Sento.

Non sento.

Riesco a torcere il braccio e strappare un lembo di camicetta per fasciarmi la spalla ferita, vorrei lasciarmi morire, ma non ci riesco.

Sono stanca sai?

Sono sanca, stremata, sfatta, distrutta.

Sono oppressa da questa situazione surreale, il suono delle campane non scandisce più il tempo: solo la morte.

Sono lunghi ed elettrici i silenzi, è palpabile la tensione e la paura ad ogni temporale di zolfo.

Chi sarà il prossimo?

Mi hanno ammaestrata a pregare con le mani giunte e le ginocchia a terra, ad invocare la pietà dei santi, della Vergine Maria e del Cristo in Croce, nessun Dio ci salverà, nessun Dio riuscirà a ristabilire l’umanità di noialtri esseri inumani, è solo la speranze quella che anima le mani nodose delle vecchie inginocchiate a snocciolare grani di rosari, non certo la fede, chi ha più fede?

E’ solo abitudine e speranza.

Vorrei gridare ora mentre con i denti stringo il brandello di stoffa bianca attorno ala ferita pulsante, rimane soffocata la voce, ho ancora una voce?

Vomito.

L’acido mi brucia la gola, mi distrae per piccoli attimi, poi la vita si offusca di nuovo.

Sto iniziando a camminare verso di te, lo sento, perché ho freddo, perché sono in un bagno di sangue, sudore e lacrime.

Morirò qui, sotto i castagni che si tolgono la loro veste ingiallita al suono del vento autunnale.

Non esiste una rivoluzione fatta solo a parole.

Serve sangue, serve azione, serve polvere nera, serve il fucile, servono gli sguardi vitrei, servono le fosse piene di corpi, servono lacrime, servono generazioni di orfani e vedove. Serve tutto questo davvero?

Hai perso la vita ancora prima di averne una tua veramente, io ho perso te, poi ho perso me, ti ho sepolto in una cassa lignea.

Non ho versato lacrime, perché era il 29 gennaio, perché era freddo, sotto zero e i miei occhi erano ghiacciati, il mio cuore immobile sotto formalina.

Da quanto sono sdraiata qui? Non lo so.

La luce aumenta, ma nonostante ciò scorgo spazi di mondo sempre più limitati, vago tra passato e presente, immaginando un futuro che non avrò mai.

Mi distrae un'ombra, un suono, passi corrono e mi si avvicinano, non ho la vista limpida, solo sagome sfuocate.

Sagome in divisa.

Suoni ovattati.

Parlano e non capisco.

Sono loro.

Uno si accuccia e mi fissa negli occhi:

-Stirb! Verrater!- E mi sputa in faccia.

Non so che significhi quella frase, nulla di dolce, niente possa consolare un agonizzante, niente che mi faccia sentire meno sola con la morte.

Si alza e imbraccia il fucile.

Punta.

Non ho paura, il mio respiro è tranquillo.

Mira.

Non riesco a distogliere lo sguardo dall'arma lucida e corvina.



Fuoco.








Speriamo vi piaccia questo racconto, grazie comunque a tutti voi che leggete....non ve lo diciamo mai...ma grazie ^___^

15 commenti:

  1. Almeno per una volta ho l'onore di essere la prima, o perlomeno tra i primi, a commentare questo capolavoro...
    Le tue parole hanno il potere non solo di riuscire a trasmettere il dolore, ma di dargli una forma concreta, lo si puo' vedere nitidamente...

    Tutti i regimi sono destinati a crollare, ma non senza spargimento di sangue...
    Non si vince sui propri mostri senza lottare...

    Siamo noi che ringraziamo te, Alice e il condominio per questi vostri racconti!!!
    Un abbraccio stritoloso dalla principessa cuoca, in procinto di un weekend marittimo...
    Passatelo grandiosamente anche voi!!!
    Dony

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  2. Accidenti, che dire?
    Triste, distruttivo, doloroso.
    Mi piace come scrivi, anzi scrivete, pardon.
    Grazie

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  3. Mamma mia, mi sentivo la morte addosso!!
    E...Non riuscivo a staccare gli occhi dalle scritte, complimentoni!!

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  4. Questo racconto...talmente profondo...scuote...
    mi siedo un attimo...che meraviglia.

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  5. E' molto bello, forse perchè è molto triste.
    Le cose tristi affascinano, forse perchè sono le più reali.
    Complimenti:)

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  6. che emozioni che riesci a trasmettere con le parole...bellissimo de andrè

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  7. Ci ho messo un pò a riprendere contatto con la realtà, ero così dentro alla storia che mi è sembrato di sentire il colpo del fucile!
    Straordinarie anche questa volta, lasciate senza fiato...
    Un abbraccione!

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  8. Ritengo questa storia una fortissima metafora della vita... Quelle sensazioni, quella stanchezza, l'abitudine, la speranza, le lacrime soffocate... non sono forse tutte costanti della nostra vita?... Non è forse la guerra stessa quella che facciamo ogni mattina nel momento in cui decidiamo che abbiamo il coraggio di alzarci ed affrontare una nuova giornata?...
    Anch'io sono sempre in guerra per trovare la mia pace...
    E spero che un giorno ce la faremo tutte quante...

    P.S.= Grazie a te e Alice per scrivere cose del genere, altroché!...

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  9. Tu Alice ed il condominio scrivete davvero bene.. E' molto difficile che un libro o tanto meno un racconto riesca a rapirmi, sbalzandomi in quella realtà, in quel mondo di suoni, immagini e parole.. Avete la capacità di non annoiarmi, ma di coinvolgermi e catapultarmi in quel mondo che avete creato.. Quel dolore lancinante l'ho sentito addosso..
    Ma un libro vostro è nel cassetto vero?

    Un bacio a te ed a tutto il condominio.. e grazie per passare e per regalarmi sempre un abbraccio..

    Un abbraccione..

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  10. Veramente, non ho parole... è stato come guardare un film! Complimenti E., continua a scrivere... hai veramente una gran dote!

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  11. "cerco un sinonimo per descrivere a me stessa il dolore, nel frattempo vomito bile".

    Questa è la metafora della vita e della scrittura. La tensiona razionale a cercare il verbo giusto ,sinonimo a descrivere e trasmettere per il meglio il vero, ma la realtà corre più in fretta della nostra ragione. Il corpo ci si rivolta contro, il nostro corpo, il corpo dell'altro che non si può controllare: la parità è un'illusione, si domina o si è dominati. Quinsi si vomita bile. L'emesi è nemesi tremenda. La scrittura ricalca il sintomo, rincara la dose.

    La parola: quest'arma lucida e corvina.

    M.

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  12. "Non esiste una rivoluzione fatta solo a parole".

    Una rivoluzione per essere RIVELAZIONE ha bisogno di parole prima di azione, le parole sono azioni, il linguaggio è una forma di azione rivoluzionaria molto potente, io credo... Tu?


    "Sono sanca, stremata, sfatta, distrutta".

    Bel climax, con aggiunta una T, ancora meglio...

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  13. Ho Sentito Tutto.
    Ho Sentito Freddo.
    Ho Ingoiato Quella Polvere Nera Implodendo.
    Che Grazia Quel Colpo Secco.

    Che Meraviglia Tu.
    ...Sei Una Grande.

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  14. Scusate x l'enorme ritardo con cui vi rispondo^^'
    Tranquille vi siete spiegate benissimo e per molto tempo ho condiviso il vostro pensiero sl cento per cento. Sono stata spesso disillusa e mi irritava e deprimeva la scadenza delle cose sopratutto, ovviamente, di quelle belle. Poi le cose sono un pò cambiate per me, quello che scrivete è vero però contemporaneamente in questo mondo un pò sfasciato ho trovato tante cose belle, un pò come scoprire i tesori di un relitto in mezzo al mare: consumati, ma preziosi, unici... per quello mi chiedevo come mai scrivete solo della faccia più brutta di questo mondo... spero che anche voi possiate vedere, prima o poi, qualche "reperto" interessante...nonostante tutto.
    Comunque amo il vostro stile ed è un piacere passare di qui, bellissimo Polvere Nera, brave come sempre^^
    un forte forte abbraccio
    Ali*

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  15. Io non penso affatto che il tuo commento sia stato lungo ne' tantomeno banale, anzi, ha colto nel segno.

    Ma per come ho imparato a conoscerti qui dentro, sia per cio' che scrivi,qui o nei commenti alle altre ragazze, sia per come riesci a descrivere le emozioni facendole arrivare fino al midollo, sia perche' mi hai resa partecipe anche di un po' della tua realta', non ne sono rimasta stupita.

    Per riuscire a dare libero sfogo alle mie emozioni, senza controllarle come cerco sempre di fare, ho davanti un lavoro lunghissimo da compiere.
    Pero' ora posso contare su un aiuto concreto, perche' l'ho chiesto io stessa.

    E sono felice di renderne partecipe anche il condominio, insieme a tante altre fantastiche creature conosciute qui dentro.
    Un grandissmo, affettuoso abbraccio.
    Dony

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